lunedì, aprile 10, 2006

Atto VI


Siamo in un periodo in cui il cinema italiano sta subendo alcuni forti cambiamenti.
Stavo leggendo delle nomination al David di Donatello e, sinceramente, sono rimasto stupito. A parte il classico squilibrio delle nomination (13 a "Il Caimano"; 13 a "Romanzo Criminale"; 11 a "Il Mio Miglior Nemico) mi sembrano strani alcuni dati. Non voglio sindacare sui film prima citati perchè non l'ho visti e, ad eccezione del primo, non credo li vedrò. Ma la quasi totale assenza di nomination per film di registi esordienti come "Texas" di Paravidino e per ottime produzioni come "La Guerra di Mario" di Capuano (candidato però come miglior regista) mi fa un po' storcere il naso e mi fa fare alcune considerazioni. E se mi sembra inutile e sterile la polemica di Michele Placido nei confronti del suo collega Nanni Moretti, accusato di essere una sorta di "figlio prediletto" del cinema italiano, credo che la considerazione di Fausto Paravidino di una poca fiducia nei giovani registi sia più che appropiata.

Sono ormai anni che si parla di un cinema italiano in crisi, di un cinama italiano senza idee, di un cinema italiano inferiore rispetto al passato.

Nonostante la (non) esistenza di fondi statali per il cinema che, con l'ultima legislazione, hanno toccato minimi storici e classificazioni assurde legate a cavilli burocratici. Oggi come oggi è più facile fare un film con i soldi delle cooproduzioni internazionali che con quelli dei fondi nazionali del FUS;

nonostante la filosofica frase "Per vedere una foresta nella sua interezza bisogna guardarla dall'alto e non dal di dentro";

nonostante una certa mancanza di coraggio da parte di tutte le classi del cinema, dai produttori agli attori;

vorrei sottolineare una serie di registi eccelsi che abbelliscono la nostra industria cinematografica (se vogliamo definirla così):

Paolo Sorrentino - "Le Conseguenze dell'Amore", 2003;
Emanuele Crialese - "Respiro", 2002; (foto)
Daniele Ciprì, Franco Maresco - "Totò che Visse Due Volte", 1998;
Edoardo Winspeare - "Il Miracolo", 2003 (questo è il più famoso di Winspeare ma gli altri suoi film sono dei capolavori);
Marco Ponti - "Santa Maradona", 2001; "A/R Andata+Ritorno", 2003; (non eccelsi ma meritevoli di essere mensionati)
Matteo Garrone - "L'Imbalsamatore", 2002; "Primo Amore", 2004;

inoltre non cito un regista come Ferzan Ozpetek non tanto per le sue origini turche ma per la sua fama, meritata, che rende inutile citare i film.


Vedeteli e poi ditemi, spero di essere buon consigliere.

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